Intervista a Stefano Preziosi

Allerte, sistemi di allerta, comunicazioni di allerta ed emergenza. Il dibattito come in questi mesi non è mai stato così concentrato. Per avere un punto di vista autorevole abbiamo rivolto delle domande a Stefano Preziosi della società Regola, parte del Gruppo multinazionale Frequentis, azienda leader globale nei sistemi IT per il Public Safety nella realizzazione di software per la gestione delle Emergenze, l’allertamento, La Protezione Civile e le Forze dell’ordine.

Questa intervista fornisce un’interessante prospettiva sulla situazione attuale e futura dell’allertamento e della comunicazione in emergenza in Italia, in particolare alla luce dell’attivazione di IT-Alert, il sistema di allerta nazionale.

 


Domanda: Stefano, Regola, tra le altre cose, opera ormai da molti anni in tutta Italia sul tema dell’allertamento e della comunicazione in emergenza con moltissimi comuni. Siamo finalmente usciti dalla fase sperimentale del sistema di allerta nazionale IT-ALERT, qual è il Vostro punto di vista? Cosa è cambiato? Cosa cambierà?

Stefano Preziosi

Stefano Preziosi: ti ringrazio prima di tutto per la domanda. Effettivamente è un tema molto caldo e che personalmente mi sta molto a cuore, anche perché dialogando quotidianamente con i responsabili di diversi comuni sparsi in tutta Italia ho riscontrato un po’ di confusione sull’argomento.

Da addetto ai lavori mi rendo conto come molto spesso non sia ancora del tutto chiara la differenza tra un sistema di allerta nazionale ed uno locale/comunale, condizione basilare per permettere al sistema generale Protezione Civile di alzare l’asticella ed aumentare la sicurezza del territorio.

Personalmente, ritengo che l’istituzione di un sistema di allerta nazionale in Italia rappresenti innanzitutto un notevole successo atteso da tempo, dal quale trarremo sicuramente vantaggio una volta che sarà completamente operativo.

IT-Alert  è infatti il frutto dell’esperienza delle competenze di professionisti di alto rilievo, i quali hanno implementato la tecnologia per la diffusione di messaggi di allerta ai cittadini che dovessero trovarsi in aree interessati di gravi emergenze o catastrofi imminenti o in corso (cell broadcast). Questa tecnologia permetterà ai fornitori di servizi mobili di diffondere allarmi pubblici purché presenti in aree esposte a rischi. Come ha spiegato chiaramente Umberto Rosini all’Assemblea Nazionale ANCI tenutasi a Genova nel mese di ottobre, il reale vantaggio di IT-Alert sarà la possibilità di poter recapitare i messaggi anche in caso di saturazione della rete telefonica.

Stabilire con chiarezza che cosa è cambiato o cosa cambierà e forse ancora un po’ presto per dirlo dal mio punto di vista, anche perché i grossi cambiamenti richiedono sempre un periodo di incubazione più o meno lungo per prendere familiarità con l’argomento, comprenderne i vantaggi ma anche i limiti dell’impiego. Questo concetto lo ritengo valido generalmente per tutte le transizioni, soprattutto quelle tecnologiche, le quali richiedono quasi sempre la necessità di comprensione degli scenari per i quali ne è previsto l’impiego ed il modo in cui agisce. A tal fine ricordo sempre ai miei interlocutori l’importanza di visitare il sito di IT-Alert (https://www.it-alert.it/), dove è possibile recuperare tutte le informazioni utili ed in costante aggiornamento.

Cosa cambierà? Sicuramente la mitigazione di alcuni tipi di rischi, soprattutto quelli imprevedibili e ad incidenza negativa alta. Sono molto ottimista.

Domanda: Quale sarà il ruolo dei Comuni nella comunicazione in emergenza alla luce dell’attivazione di IT-Alert?

Stefano Preziosi: come ha spiegato chiaramente Paola Pagliara, Direttore delle attività per la previsione e prevenzione dei rischi, la fase di partenza prevederà l’impiego di IT-Alert in scenari tipici di Protezione Civile quali maremoti generati da sisma, attività vulcaniche, incidenti nucleari, collassi di grandi dighe, ma soprattutto nei casi di scenari di precipitazioni intense che dovessero generare dei rischi specifici per i cittadini. Questo aspetto, che è anche quello più frequente ma più difficile da determinare e complesso, richiederà tuttavia il tempo utile per capire come e quando il sistema dovrà entrare in gioco.

Analizzando questi aspetti possiamo dunque comprendere bene che il ruolo del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile nella comunicazione delle emergenze non è e non può essere in alcun modo sovrapponibile al ruolo che gli Enti Pubblici devono mantenere nella comunicazione con i propri cittadini, la quale deve, ora più che mai, rimanere in capo a loro soprattutto per quanto riguarda la divulgazione delle informazioni e delle buone pratiche da adottare in relazione al rischio ed alla fase operativa dichiarata. Questo concetto basilare ma evidentemente non ancora del tutto chiaro è stato anche più volte sottolineato dal Dipartimento e nasce dal presupposto che solamente gli Enti locali possono conoscere nel dettaglio le criticità del proprio territorio, le quali devono essere descritte all’interno del piano di protezione civile (aggiornato) e per le quali devono essere opportunamente previste delle procedure specifiche di gestione in caso di emergenza. Tra queste procedure deve appunto rientrare anche la comunicazione alla cittadinanza finalizzata all’autoprotezione individuale.

In questi ultimi mesi ho sentito spesso dire da alcuni sindaci “adesso che entrerà in funzione IT-Alert il sistema di allerta comunale mi servirà ancora?”. Forse è proprio questo il punto che richiede maggior chiarezza.

Domanda: Dal vostro punto di vista che cosa occorre chiarire affinché non si generi confusione?

Stefano Preziosi: occorre chiarire prima di tutto che IT-ALERT non intende in alcun modo sostituire la parte di comunicazione in emergenza “ordinaria”, la quale continuerà ad essere in capo ai Comuni per competenza e conoscenze territoriali o di rischio. Potrà semmai affiancarla in determinate circostanze, supportandoli. Diventa dunque fondamentale rinforzare il processo di responsabilizzazione dei Sindaci e delle Amministrazioni comunali sul tema della comunicazione in emergenza, perché non è possibile fare pianificazione se non consideriamo l’importanza di comunicare con persone che potrebbero correre dei rischi in determinate circostanze.

Domanda: Cosa intendi dire per responsabilizzazione?

Stefano Preziosi: intendo dire prima di tutto che la comunicazione deve diventare un processo responsabile e non un compito obbligatorio dal quale speriamo di essere prima o poi sollevati perché non realmente necessario o perché imposto dalla legge.

La responsabilizzazione nella comunicazione in emergenza ha a che fare in secondo luogo con la chiarezza dei messaggi, i quali non devono essere una mera trasposizione del bollettino di allerta meteo ma piuttosto veicolare informazioni utili all’autoprotezione, dispensando quelle che noi chiamiamo “le buone pratiche da adottare in relazione al rischio” per evitare di incorrere in pericoli dovuti ai fenomeni avversi.

La responsabilizzazione è anche la capacità di scegliere i giusti strumenti per rendere efficace il processo di comunicazione.

A tal fine è necessario comprendere che non tutti gli strumenti sono uguali e non tutti permettono di raggiungere con la stessa efficacia l’obiettivo.  Occorre infatti considerare diversi aspetti tecnologici importanti, tra cui la multicanalità intesa come strumento imprescindibile per raggiungere la più alta percentuale dei cittadini, i quali si differenziano prima di tutto per età e abitudini tecnologiche. Uno strumento efficace deve permettere di pianificare la comunicazione in tempo di pace e soprattutto utilizzare il canale giusto per ogni tipologia di messaggio in relazione alla gravità dell’evento. Bisogna infatti evitare di causare un sovraccarico inutile, cercando di essere realmente efficaci nel momento del bisogno. Uno strumento realmente efficace deve inoltre permetterci di far sì che il cittadino si scontri con l’informazione, esattamente come oggi siamo abituati anche nei confronti di comunicazioni molto meno importanti. Infine, ma non per ultimo, uno strumento efficace deve operare nel rispetto nelle normative ed offrire le opportune certificazioni, anche per quanto riguarda la sicurezza delle informazioni e dei dati. Questo aspetto è importante ma purtroppo non scontato. Ricordiamoci sempre che chi fornisce questi servizi tratta per conto dei Comuni dati personali ed in alcuni casi anche sensibili. Il mio consiglio, dunque, è di verificare che il sistema che si intende adottare sia certificato ACN (Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale) e ISO 27001.

Domanda: Su quali aspetti occorre dunque agire per rendere efficace la comunicazione?

Stefano Preziosi: Da tempo come Gruppo abbiamo adottato la filosofia dell’interdisciplinarietà, in modo da unire le competenze tra chi fa pianificazione e chi fa gestione dell’emergenza, con il fine di dare agli Enti un punto di riferimento unico in grado di gestire il processo in ogni sua singola fase: Dal piano di protezione civile, all’allertamento.
Un ultimo consiglio che mi sento dunque di dare a chi ha voglia di approcciare questo aspetto in modo serio e corretto è di affidarsi a professionisti che guardando il presente puntano anche al futuro, analizzando il processo nel suo insieme. Invito infine a considerare il sistema di allerta nazionale come un potente alleato per l’Ente Comunale, con il quale anche noi stiamo dialogando al fine di creare un punto di incontro tecnologico.

 


Per chi volesse approfondire: Regola (EPC Regola pagesiteTwitter/XFacebookLinkedIn)

 


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